Ungheria nella seconda guerra mondiale

Soldati ungheresi durante l'occupazione della Transilvania settentrionale, settembre 1940.

Nel corso della seconda guerra mondiale, l'Ungheria partecipò per gran parte del tempo al fianco delle potenze dell'Asse, alle quali si avvicinò durante gli anni Trenta. Con la speranza di uscire dalla grave crisi causata dalla Grande depressione, il regno d'Ungheria si era consapevolmente affidato alla strategia di intensificare gli scambi commerciali con l'Italia fascista e la Germania nazista, una scelta questa che favorì in maniera sensibile l'ascesa di varie formazioni politiche di destra. In campo estero, invece, nel periodo interbellico l'Ungheria si concentrò sulla necessità di recuperare i territori perduti durante la prima guerra mondiale, obiettivo parzialmente riuscito con la complicità della Germania. Le varie controversie con la Cecoslovacchia, la Slovacchia e la Romania portarono infatti ad accordi negoziali favorevoli a Budapest.

Nel 1940, sotto la pressione di Berlino, l'Ungheria aderì all'Asse, malgrado avesse invano sperato di evitare il coinvolgimento diretto nel conflitto globale. Nel 1941 le forze magiare parteciparono all'invasione della Jugoslavia e all'invasione dell'URSS. Mentre combatteva l'Unione Sovietica, l'Ungheria tenne dei negoziati segreti di pace con gli Stati Uniti e il Regno Unito. Adolf Hitler scoprì tale tradimento e, nel 1944, le forze tedesche occuparono l'Ungheria nell'ambito dell'operazione Margarethe per impedire una defezione simile a quella italiana determinata dall'armistizio di Cassibile. Quando l'Armata Rossa si avvicinò al territorio ungherese, il reggente Miklós Horthy firmò un armistizio con l'Unione Sovietica. I nazisti reagirono e il figlio di Horthy fu rapito da un commando tedesco, mentre le truppe di Hitler occupavano la capitale, nella quale non erano presenti truppe necessarie per allestire un'adeguata resistenza. Horthy fu costretto a revocare l'armistizio e, subito dopo, venne destituito dal potere e internato in Germania. Nel 1945 le forze ungheresi e tedesche in Ungheria subirono la sconfitta ad opera dei sovietici.

Circa 300.000 soldati ungheresi e 80.000 civili furono uccisi durante la seconda guerra mondiale e molte città patirono seri danni, in particolare la capitale, Budapest. Durante i primi anni del conflitto, la maggior parte degli ebrei in Ungheria non fu perseguitata, sebbene avessero subito crescenti discriminazioni legali. Tuttavia, dall'inizio dell'occupazione tedesca nel marzo 1944, ebrei e zingari furono deportati in massa, molti dei quali sterminati nei campi di concentramento. Dopo la sconfitta, i confini dell'Ungheria tornarono a quelli risalenti al 1938.


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